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martedì 29 novembre 2011

Modellini: alcuni scatti

Alcuni scatti macro di modellini di fantascienza.








sabato 26 novembre 2011

Qualche scatto da Montecatini

Da Montecatini, Toscana, qualche meraviglioso scatto da questa zona in un parchetto qua vicino:








martedì 15 novembre 2011

Manuale alla fotografia digitale - Lo scatto: 1 Composizione dell'immagine


Composizione dell’immagine 

I consigli che si trovano nei libri e nelle riviste specializzate sono spesso piuttosto rigidi, come se un risultato soddisfacente si potesse ottenere solamente con l’applicazione di certe “regole”. Semmai si deve considerare una regola come un semplice distillato delle idee che fotografi, pittori e altri artisti nei secoli antecedenti all’invenzione della fotocamera hanno trovato efficaci nel produrre concretamente immagini. 

Si può affermare che le composizioni fotografiche funzionavano se la disposizione dei vari elementi serve a stabilire una comunicazione con il pubblico cui è destinata. Speso, il trucco consiste nel riconoscere gli elementi chiave che compongono la scena, e di conseguenza studiare la posizione della fotocamera e i valori di esposizione per isolare questi elementi dal caotico miscuglio di informazioni visive che il più delle volte è la rovina di molti fotografi. Se siete dei principianti, potrebbe aiutarvi dirigere l’attenzione sulla struttura generale della scena, anziché concentrarvi con troppa insistenza su dettagli specifici che sono spesso irrilevanti rispetto alla composizione complessiva. 

Simmetria


Le composizioni simmetriche sono considerate adatte a comunicare un senso di solidità, stabilità e forza. Sono anche efficaci per organizzare immagini con dettagli elaborati. Un altro pregio offerto da una composizione simmetrica è la semplicità. In questo ritratto di un uomo in Turkana, nessun altro modo di registrare la scena sarebbe stato altrettanto efficace. La figura è stata posizionata al centro, in mancanza di altri elementi che potessero giustificare una collocazione diversa, così come la linea dell’orizzonte, il bastone dell’uomo fornisce il contrappunto essenziale perché l’immagine non sembri troppo artefatta.

Disposizione radiale


Le composizioni radiali sono quelle in cui gli elementi chiave si diramano dal centro verso l’esterno. Ciò conferisce anche a soggetti statici la sensazione di movimento. In questo ritratto di famiglia scattato in messico, la composizione radiale è coerente con la tensione causata dalla presenza di un estraneo (il fotografo) che traspare dalla rigidità dei volti. La composizione fa pensare che la foto sia stata scattata con un grandangolare moderato, mentre è stato usato un obbiettivo standard.

Cornici 


Una cornice dentro una cornice è un tipo di abbinamento sfruttato sovente nella fotografia. Non solo concentra l’attenzione dell’osservatore sul soggetto, ma spesso ne favorisce anche l’ambientazione. I colori stessi della cornice possono dare indicazioni in proposito. In questo ritratto, i colori del legno dipinto fanno subito pensare al Sud America, mentre la struttura della costruzione e il soggetto stesso suggeriscono una possibile sorpresa. In realtà, la casa si trova in un villaggio “africano” costruito in Messico e abitato da discendenti di schiavi africani. 

Schemi geometrici 


Le forme geometriche, come triangoli e rettangoli, si prestano alla composizione fotografica per il modo in cui interagiscono con il rettangolo dell’inquadratura. In questo negozio spagnolo con le serrande abbassate, la composizione si basa interamente su un gioco di geometrie. Alcune, come gli spazi tra le serrande, conferiscono armonia; altre, come il triangolo acuto formato dalla strada inclinata creano tensione nella composizione. 

Schemi irregolari 


Nell’esempio qua accanto, possiamo notare come le file non regolari dei sacchi messi ad asciugare al sole guidano inesorabilmente lo sguardo verso l’uomo che ha compiuto il lavoro. Sia i moduli sia la ripetizione sono ovvi, ma sta all’ingegno del fotografo cogliere l’insieme degli elementi e non i singoli elementi. 

Provando si impara: 


Cercate la presenza di forme ripetute (quadri, cerchi, triangoli, spirali e così via) in quanto vi sta intorno. Quando trovate un soggeto interessante, scattate molte fotografie variando leggermente la posizione della fotocamera tra un’esposizione e l’altra. Esaminando attentamente i risultati, potrete scoprire che lo scatto che al momento vi sembrava promettente non è realmente il miglior scatto riuscito. Cercate di scoprirne il motivo: in genere è in relazione al fatto che la nostra percezione di una scena è un’esperienza globale, mentre il fotografo deve lavorare nei limiti del mirino e delle proporzioni del formato. 

Orientamento dell’immagine 

La maggior parte delle fotocamere produce normalmente immagini rettangolari, quindi è possibile scegliere l’orientamento dell’immagine stessa, per poterle avere orizzontali o verticali cambiando la dinamica di una fotografia. La scelta dell’orientamento dovrebbe essere suggerita dalla disposizione degli elementi da riprendere nonché dall’orientamento dell’oggetto stesso. Nei ritratti, per esempio, il soggetto è di norma seduto oppure in piedi, e quindi la fotocamera si tiene ruotata verticalmente per ottenere un’inquadratura verticale (chiamato formato ritratto). Le vedute di paesaggio, invece, normalmente vengono riprese orizzontalmente (formato paesaggio). Le immagini orizzontali tendono a mettere in relazione tra loro gli elementi a sinistra e a destra dell’immagine, mentre quelle in formato verticale tendono a mettere in relazione gli elementi in primo piano con quelli sullo sfondo. L’orientamento dell’immagine, inoltre, determina quali elementi andranno a cadere ai margini della scena, e quindi il taglio dell’inquadratura. 

Recensioni: Canon EOS C300, Videocamera Pro per il Cinema

Con il lancio del Sistema EOS Cinema, presentato nel corso di un evento a Los Angeles, Canon è entrata a pieno titolo nel settore della produzione digitale ad alta risoluzione.

Nuovo Sensore CMOS Super 35mm

La Canon C300 ha un sensore CMOS Super 35 mm di nuova concezione, con una risoluzione di circa 8,29 megapixel e una dimensione dei pixel superiore a quella delle tradizionali videocamere professionali che permette una maggiore sensibilità e un livello di rumore ridotto.Il sensore lavora con una risoluzione nativa Full HD (1920 x 1080 pixel) e genera 3 segnali distaccati per il colore.
L'effetto di "rolling shutter" è molto ridotto, grazie al nuovo sensore CMOS
L'effetto Rolling Shutter è quell'effetto che fa apparire distorti i soggetti in diagonale.
Il nuovo processore d'immagini DIGIC DV III facilita un'elevata precisione di elaborazione e la riproduzione di sfumature graduali e uniformi.

Compressione MPEG-2 Full HD

Oltre alla compressione MPEG-2 Full HD, EOS C300/C300 PL (i due modelli di questa videocamera) adotta la campionatura colore 4:2:2 per prestazioni ad alta risoluzione che riducono al minimo la comparsa di artefatti e imperfezioni. 
Inoltre, grazie ad un bitrate massimo di 50 Mbps, la videocamera supporta la registrazione di video di qualità broadcast.
Il formato di registrazione audio e video della videocamera adotta lo standard industriale MXF (Material eXchange Format), un formato open source ideale per sistemi di editing non lineari. Registrando su schede CF versatili e diffuse, EOS C300/C300 PL offre un rapporto tra prestazioni e costi vantaggioso. La videocamera è inoltre dotata di un doppio slot per schede di memoria, ciò permette la doppia registrazione anche per un possibile backup istantaneo.

Due Versioni: EOS C300 e EOS C300 PL

La videocamera sarà disponibile in due versioni: EOS C300 – dotata di innesto per obiettivi EF ( l'attuale gamma di obiettivi Canon EF delle reflex EOS) – e EOS C300 PL, per l'uso con obiettivi cinematografici standard.Con un obiettivo Canon EF la correzione dell'illuminazione periferica (1) di EOS C300 compensa automaticamente la vignettatura in conformità con le caratteristiche ottiche di ciascun obiettivo, e consente il controllo del diaframma dalla videocamera [1]. Gli obiettivi Canon EF permettono anche la registrazione di metadati, come il nome dell’ottica utilizzata, il valore del diaframma impostato.
[1] - Le funzioni compatibili variano secondo l’obiettivo EF Cinema utilizzato.

Corpo compatto e Controllo con Smartphone e Tablet

Videocamere facilmente manovrabili, poco più grandi una reflex digitale professionale - il corpo compatto misura 133 (L) x 179 (H) x 171 mm (P), le Canon EOS C300/C300 PL consentono riprese da tutte le angolazioni, spesso impossibili per le grandi macchine da presa cinematografiche.
La videocamera può essere equipaggiata con un’impugnatura laterale, una maniglia centrale, monitor, viewfinder, e offre una serie di terminali standard, tra cui uscita video HD/SD-SDI per la registrazione esterna di contenuti video di alta qualità.

Grazie ad un trasmettitore wireless per fotocamere reflex digitali EOS (opzionale), è possibile controllare le EOS C300/C300 PL da remoto con uno smartphone o un tablet.

La videocamera è dotata di quattro pulsanti start/stop posizionati in diverse zone per conformarsi a qualunque stile di ripresa, e può essere equipaggiata con una varietà di accessori di terze part. L'unità è concepita per una perfetta integrazione con sistemi di editing di terze parti e offre la massima affidabilità grazie alla sua costruzione resistente ad umidità e polvere e al sistema di raffreddamento integrato.

Oltre al frame rate di 59.41i, 50.00i, 29.97P, 25.00P e 23.98P, EOS C300/C300 PL dispone di una modalità 24.00p, corrispondenti al frame rate di 24 fotogrammi al secondo delle macchine da presa a pellicola per un’ elevata compatibilità con i normali flussi di lavoro della produzione cinematografica.

Velocità di registrazione

Tra le altre caratteristiche, il fast-motion, ottenuto registrando un minor numero di fotogrammi al secondo per creare un’azione riprodotta fino a 60 volte la velocità normale, e lo slow-motion fino a 1/2.5x [2], reso possibile catturando più fotogrammi al secondo. Il frame rate compreso tra 1 e 60 fotogrammi al secondo (fps) [3] può essere regolato con incrementi di 1 fps.
[2] 1/2.5x possibile solo quando si registra in modalità 720p.
[3] - Quando è selezionato un frame rate 59.41i.
Disponibile a fine gennaio 2012, la Canon C300 avrà un prezzo di circa 20.000 dollari. Per la C300 PL occorrerà attendere fino a marzo 2012. Anche per questa macchina prezzo intorno ai 20000 dollari.

domenica 13 novembre 2011

Recensioni: Pentax K-5

La Pentax (da PENTAprism refleX) è una delle più antiche e prestigiose aziende nel mercato della fotografia e dell'ottica. La casa fu fondata nel 1919 da Kumao Kajiwara a Tokyo. Oggi appartiene alla Ricoh, che l'ha acquisita nel 2011 dalla Hoya Corporation. Oltre alle fotocamere, produce binocoli, lenti e diversi strumenti ottici. Nel 2004 la Pentax Corporation aveva circa 1.600 dipendenti.
Pentax può essere considerata l'azienda che ha maggiormente contribuito allo sviluppo delle fotocamere reflex: a lei si devono infatti innovazioni quali lo specchio a ritorno istantaneo, la misurazione esposimetrica spot, l'esposimetro TTL, l'esposizione automatica a priorità dei diaframmi, la reflex autofocus, il trattamento antiriflesso multistrato.
Parliamo adesso di una delle ultime nate in casa Pentax, la K-5.


Quali sono le caratteristiche principali di questa sorprendente Reflex?
  • Sensore CMOS da 16,3 Megapixel stabilizzato
  • Sensibilità ISO 80-51.200
  • Mirino a pentaprisma con visione 100%
  • Monitor da 3" con 921.000 punti
  • Esposimetro a 77 zone
  • Otturatore da 1/8000 e scatti continui a 7 fps
  • Scatto particolarmente silenzioso
  • Struttura in acciaio e rivestimento in magnesio
  • A tenuta di acqua, polvere e funzionamento da -10°C
  • RAW PEF o DNG a 14 bit, RAW+JPEG
  • Autofocus SAFOX IX+ con 11 punti selezionabili e visibili nel mirino
  • Live View con AF a contrasto e riconoscimento volti
  • Shake Reduction a spostamento del sensore (con tutti gli obiettivi)
  • Dust Removal II / Dust Alert
  • Calibrazione AF Front/Back Focus per i diversi obiettivi
  • Correzione della distorsione e delle aberrazioni cromatiche
  • Livella elettronica orizzontale/verticale (automatica o manuale)
  • Riprese video Full HD (1920x1080, 25 fps) con regolazione diaframma
  • Batteria ricaricabile Li-Ion ad alta capacità (980 scatti)



Ricordiamo inoltre la natura altamente resistente all'acqua di questa reflex. Infatti è dotata di ben 77 guarnizioni per proteggere la fotocamera dall'acqua.


Posso confermare il funzionamento del sistema di tropicalizzazione in quanto mi sono trovato in una situazione dove ho ringraziato di essere il proprietario di tale reflex. Mi trovavo davanti al molo, proprio di fronte a dove si stava svolgendo una manifestazione di moto d'acqua e beh, sono stato leggermente inzuppato. Ecco alcuni scatti:



Il momento dell'inzuppamento!



Danni? Nessuno (a parte i miei vestiti che erano fradici).
La macchina presenta un'ottima resa dei colori ed è piena di impostazioni che permettono di personalizzare fino all'ultimo dettaglio, consentendo anche di salvare diversi profili utente selezionabili facilmente con le fremette direzionali.

La sensibilità ISO è buona, non presenta troppo rumore di fondo agli alti ISO.
La massima sensibilità è 51200 ma è praticamente inutilizzabile, c'è veramente troppo rumore di fondo, ma non si ha mai bisogno di superare i 3200-6400 iso (in situazioni realmente estreme).
Il sistema di riduzione delle vibrazioni SR (Shake Reduction) di casa Pentax è abbastanza buono e fa quello che deve fare.
Se proprio dobbiamo essere pignoli un piccolo difetto ce l'ha:
il sistema utilizzato da casa Pentax, agisce direttamente sul sensore di immagine tramite una serie di giroscopi che correggono (o almeno ci provano) i nostri movimenti involontari. Fino a qua tutto bene, il tutto funziona benissimo, però quando andiamo a disattivare questa funzionalità, possiamo notare che i giroscopi ruotano lo stesso (si nota da un piccolo rumore di ronzio interno alla fotocamera). Questo non crea nessun problema, il sistema è realmente disattivato, quindi i sensori semplicemente girano a vuoto. Si ha soltanto un'inutile spreco di batteria. Speriamo che tramite un aggiornamento del firmware verrà corretta questa piccola falla.
Che dire, una buona macchina di fascia medio-alta che riesce a competere con le rivali reflex come la canon 7D.
Vi rimando al sito internet Pentax per le specifiche tecniche.

Recensioni: La nuovissima Nikon 1

Nikon ha finalmente alzato il sipario sulla sua mirrorless, denominata Nikon 1, disponibile in due modelli, la Nikon1 J1 e la Nikon 1 V1.


Nikon 1 J1 (dal sito Nikon)

Sistema AF ad altissima velocità abbinato a sensore CMOS: messa a fuoco più rapida e più accurata che mai
Ripresa in sequenza ad alta velocità: è in grado di scattare immagini a piena risoluzione fino a 60 fps
Sistema comodamente trasportabile: corpo macchina di dimensioni ridotte e obiettivi intercambiabili, disponibili in diversi colori
Modi di ripresa innovativi: Motion Snapshot e Smart Photo Selector
Funzionamento intuitivo: menu intuitivi, comoda ghiera di selezione modo e flash incorporato

Nikon 1 v1 (dal sito Nikon)


Sensore CMOS e sistema AF rivoluzionari: messa a fuoco più rapida e più precisa che mai
Ripresa in sequenza ad alta velocità: è in grado di scattare immagini a piena risoluzione fino a 60 fps
Sistema portatile: esclusivo corpo macchina di dimensioni ridotte e obiettivi intercambiabili
Mirino elettronico ad alta risoluzione: offre una visione chiara e stabile della scena inquadrata
Modi di ripresa innovativi: Motion Snapshot e Smart Photo Selector




Le due fotocamere montano un sensore CMOS da 10 megapixel e di dimensioni compatte (13,2 x 8,8 mm), più piccolo quindi dello standard Micro Quattro Terzi. Se lo svantaggio teorico è quello di un maggior rumore ad alti ISO, e di una minore profondità di campo dell'immagine, il vantaggio è la possibilità di realizzare ottiche più compatte.
Ebbene si, le ottiche di queste due fotocamere sono intercambiabili come nelle Reflex, si tratta infatti di fotocamere di fascia medio-alta, gli innesti dei nuovi obbiettivi creati appositamente per queste fotocamere si chiamano "baionetta 1-Mount Nikon".
La memorizzazione delle immagini (in formato RAW, JPEG e RAW + JPEG) è affidata a Card di memoria SD (Secure Digital), SDHC e SDXC, tipico per Nikon anche su reflex di fascia alta (ad esempio la D7000).
La V1 presenta, inoltre, un mirino elettronico da 0,47 pollici e 1440 k punti, con controllo delle diottrie e regolazione della luminosità; entrambe presentano un monitor LCD TFT da 3" (7,5 cm) con regolazione della luminosità, ma con diversa risoluzione: 460 k punti per la J1 e 921 k punti per la V1.
Grazie all'utilizzo di un otturatore elettronico (e anche meccanico sulla V1) permette di raggiungere una raffica di 60 fps (fotogrammi per secondo).

Sensibilità ISO

Il range ISO è molto contenuto (100-3200, fino a 6400) rispetto alle ultime proposte, ma questa è una scelta che riesco a comprendere se i 1600 ISO si dimostreranno effettivamente utilizzabili (3200 penso di non averli mai usati, se non quando fotografavo con la pellicola in bianco e nero). Ricordiamo infatti che più si aumenta la sensibilità, più c'è rumore di fondo. (vedi: 2.3 Sensibilità ISO)

Autofocus

L'autofocus è ibrido (a rilevazione di fase/a contrasto di fase), ed è presente un illuminatore ausiliario; la messa a fuoco può essere a punto singolo (135 punti) o per aree di messa a fuoco (41 aree).
La misurazione dell'esposizione può avvenire con sistema matrix, ponderata centrale (cerchio di 4,5 mm al centro del fotogramma) oppure spot (cerchio di 2 mm sull'area di messa a fuoco selezionata).

Flash

Complete le funzioni del flash (incorporato nella J1, con hot shoe per la V1): oltre alla compensazione del lampo (da -3 a +1 EV in incrementi di 1/3 EV), sono previsti fill flash, sincro su tempi lenti, riduzione occhi rossi, sincro su tempi lenti con riduzione occhi rossi, sincro sulla seconda tendina, seconda tendina con sincro su tempi lenti.

Video

Ovviamente, completo anche il settore video con la possibilità di acquisire filmati HD a 1.920 × 1.080/30p (60 interlacciati) (codifica H.264/MPEG-4) e microfono incorporato stereo con sensibilità regolabile.

Dimensioni

Il tutto in un corpo macchina molto compatto: 11,3×7,6×4,3cm e 383g di peso (con batteria e card di memoria, 294g il solo corpo macchina) per la V1 e 10,6x6,1x2,98 cm e 277g (con batteria e card di memoria, 234g il solo corpo macchina), a grandi linee le dimensioni delle nuove Sony Alfa NEX 5N e NEX C3.

Per tutte le altre caratteristiche, rimando alle pagine del sito Nikon dedicate alla Nikon 1 J1 e alla Nikon 1 V1.

Nikon 1 j1


Nikon 1 j1

    Sensore CMOS e sistema AF rivoluzionari: messa a fuoco più rapida e più precisa che mai
    Ripresa in sequenza ad alta velocità: è in grado di scattare immagini a piena risoluzione fino a 60 fps
    Sistema portatile: esclusivo corpo macchina di dimensioni ridotte e obiettivi intercambiabili
    Mirino elettronico ad alta risoluzione: offre una visione chiara e stabile della scena inquadrata
    Modi di ripresa innovativi: Motion Snapshot e Smart Photo Selector

Novità assoluta

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sabato 12 novembre 2011

Anche e soprattutto in fotografia c'è poesia

Il lampione
ti guardo,sei triste e solo,a volte muori,poi qualcuno ti rimette in vita,non mollare mai.Te non sai,illumini la mia stanza,l'unica luce rimasta,non andar via anche te.
Sarzana Pentax k-5

La sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Le Grazie - SP Pentax k-5

mercoledì 9 novembre 2011

Scattando qua e la

Ultimi sprizzi d'estate si possono vedere ancora per poco. L'autunno e infine l'inverno giungeranno alle nostre porte in poco tempo. Godiamoci il poco che ci è rimasto, prima che l'inverno giunga alle porte.
Queste prime due foto sono state scattate nei pressi di Chiavari in Liguria.



Toscana, un fiore solitario si aggira nel boschetto... Bisogna assolutamente catturarlo!


Per non parlare dell'acquario di Genova? All'interno possiamo trovare questa piccola oasi piena di fantastici Colibrì. Fotografarli non è facile, sono piccolini e la loro testa si ferma ben poche volte, però eccolo qua!


lunedì 7 novembre 2011

Manuale alla Fotografia digitale: 6.6 Appendice - Profondità di campo

Eppure avevo capito durante i miei anni di studio su questa "tecnica". Diaframma aperto uguale sfondo sfocato. È così lontano nella memoria il tempo in cui avevo iniziato ad armeggiare con la mia reflex e non mi ricordo cosa sbagliassi.
Forse non aprivo abbastanza il diaframma, forse non avevo un obiettivo poco luminoso o forse sbagliavo a puntare la messa a fuoco. Più semplicemente non avevo ancora compreso che la fotografia è un connubio tra arte e tecnica. L'una senza l'altra non è nulla.
Controllare la profondità di campo, significa però anche controllare il numero di elementi messi a fuoco nella nostra fotocamera.
Dato il soggetto ripreso, su cui è puntato il sistema di messa a fuoco della fotocamera, si tratta solo di decidere quanti elementi più vicini e più lontani sono messi a fuoco.
La distanza tra l'elemento più vicino e quello più lontano è la profondità di campo.
Facciamo un esempio pratico. La foto scattata qua sotto è stata scattata con una focale chiusa (f-8). Come si può notare questa foto ha una profondità di campo abbastanza elevata (certo, si poteva fare molto meglio, è una foto scattata di prova...). 


In questa foto, invece, è stata utilizzata una focale aperta al massimo (f-1.7), come potete notare, in questa foto, l'utilizzo di una focale così aperta ha dato risalto ai piccoli particolari che altrimenti sarebbero stati facilmente ignorati.


La scelta della profondità di campo, aiuta molto nell'effetto creativo che vogliamo dare alla nostra fotografia.

Il controllo della profondità di campo dipende da 3 fattoli principali:
  • Diaframma aperto (numeri di f piccoli)
  • Piccola distanza tra fotocamera e soggetto
  • Grande lunghezza focale dell'obiettivo (vedi obiettivo tele) oppure obiettivi macro.

La profondità di campo è l'intervallo al cui suo interno tutto risulta a fuoco. L'obiettivo della fotocamera viene messo a fuoco su un particolare piano della scena inquadrata e, per un tratto verso il fotografo e per un tratto verso lo sfondo, gli oggetti presenti rimangono a fuoco. Oltre questi limiti, la messa a fuoco degrada gradualmente.

Circolo di confusione

Il circolo di confusione è il piccolo cerchio della stessa forma del diaframma che viene proiettato dal sistema di lenti sul piano della fotocamera verso il nostro sensore (o pellicola nel caso utilizzassimo una fotocamera analogica).
I punti sul piano di messa a fuoco e quelli all'interno della profondità di campo sono talmente piccoli da essere per l'appunto percepiti come punti, man mano che ci allontaniamo da questa distanza, i punti diventano sempre più grandi.


La distanza iperfocale 

La distanza iperfocale è la distanza tra l'obiettivo e la distanza di messa a fuoco che consente di ottener a la maggiore profondità di campo con una data apertura di diaframma e di lunghezza focale.
Quando l'obiettivo è messo a fuoco sulla distanza iperfocale, la profondità di campo si estende sulla metà della distanza iperfocale stessa fino all'infinito.


Adesso che abbiamo un'infarinatura di base, proviamo a vedere i concetti un po' più nello specifico.
Parlando di profondità di campo ci si è fermati al suo concetto generale ma non si è approfondito come questa viene calcolata e se è possibile definirla prima di scattare. Per dipanare questa matassa bisogna introdurre il concetto di distanza iperfocale, è la minima distanza del punto di messa a fuoco, che ad una determinata apertura di diaframma, permette di ottenere una profondità di campo infinita; dall’altro lato il punto più vicino alla macchina che rimane ancora a fuoco è pari alla metà della distanza iperfocale. (Vedi quello scritto sopra per la spiegazione più dettagliata).
In parole povere se con un 50 mm ad f-16 la distanza iperfocale è 5,2 metri, focheggiando a questo valore la zona di nitidezza si estenderà da 2,6 metri fino all’infinito. La fotografia paesaggistica si sviluppa proprio intorno alla distanza iperfocale. Come si arriva a definire questi valori lo si ricava dalla seguente formula: 



Dove:
f: lunghezza focale;
F: valore di diaframma;
C: diametro circolo di confusione;
A: distanza dal soggetto;
N.B. Il tutto è calcolato in metri.


Si può ora capire che se può essere agevole calcolare la distanza iperfocale quando si è in cima ad una montagna, comincia a diventare meno immediato dover fare i conti sulla profondità di campo, motivo per il quale è stato segnalato il programma freeware dedicato. A partire da queste formule è possibile determinare da dove e per quanto si estenderà la profondità di campo. 
Per gli amanti delle diatribe digitale vs pellicola una domanda che ci si può porre è perché il digitale schiaccia tra loro i piani immagine più di quanto faccia la pellicola? Ciò si traduce in una maggiore difficoltà nel produrre un buono sfuocato. La risposta va ricercata nel fatto che il sensore delle digitali è più piccolo del negativo 35 mm. il rapporto di ingrandimento che ne consegue è artefice di questo effetto ma il calcolo della profondità di campo si effettua esattamente nella stessa maniera, il concetto di circolo di confusione ovviamente non cambia. 
Visto che proprio quest’ultimo è un parametro indipendente che può scegliere il fotografo si riportano di seguito diversi diametri che possono essere usati per calcolarsi la propria profondità di campo a seconda delle dimensioni della stampa. 

• 0.03mm standard utilizzato per le stampe di medio bassa qualità;
• 0.025mm usato per la stampa di poster
• 0.02mm livello professionale (anche diapo)
• 0.01mm valore utilizzato per testare pellicole, sensori e lenti ( 100 lp/mm=0.01mm).

domenica 6 novembre 2011

Manuale alla fotografia digitale: 6.5 Istogrammi

In breve: 
La teoria dietro l'istogramma
L’istogramma RGB di una foto digitale non è altro che una rappresentazione grafica di quanta luce hanno “catturato” i fotosensori della fotocamera e conseguentemente quanto luminosi (per i tre canali rosso, verde, blu) sono i corrispondenti pixel dell’immagine digitale. In sintesi, serve a rappresentare indirettamente come la luminosità si distribuisce nella scena fotografata.
Come si calcola tutto questo? Ogni pixel viene creato dalla combinazione dei tre canali RGB, ciascuno dei quali può assumere un valore variabile tra 0 e 255 (assumiamo per comodità di lavorare con immagini a profondità colore di 8 bit). Valutando l’istogramma di un singolo canale dobbiamo immaginare che l’asse orizzontale vada da 0 a 255 (dall’assenza di quel colore alla sua piena “luminosità”) e che per ognuno di questi valori in verticale ci sia una indicazione di quanti pixel dell’immagine effettivamente lo “possiedono”. L’istogramma RGB complessivo si basa sullo stesso principio, ma applicato alla somma dei valori R, G e B: mira quindi a dare una indicazione della distribuzione della luminosità totale (su tutta la gamma delle frequenze luminose) della scena.
In realtà non riesce del tutto correttamente in questo compito, come spieghiamo più avanti, ma la rappresentazione dell’istogramma RGB è comunque sufficiente per le esigenze più comuni.
Dopo aver parlato di tempi e diaframmi chiudiamo questo primo approccio all’esposizione affrontando gli istogrammi. Quest’ultimi sono i grafici che riportano la distribuzione dei livelli di luminosità. Rappresentano i valori che vanno da 0, ombra assoluta, a 255, luce assoluta; tra questi due valori prendono posto le ombre, i mezzitoni e le luci. Valutare l’esposizione di una foto tramite istogramma è un metodo più sicuro, anche se meno intuitivo, che farlo tramite schermo lcd della macchina. Approssimando molto le cose si può dire che un'esposizione corretta viene rappresentata da un istogramma che copra tutti i valori di luminosità con una distribuzione che ricorda il profilo di una catena montuosa.

Una foto sottoesposta sarà invece rappresentata da una coda sulla destra, mancano le componenti chiare dell’immagine.



Una foto sovraesposta sarà un picco a destra oppure una profonda valle tra due picchi appuntiti, mancano le informazioni relative alle ombre.



Valutare in questo modo gli istogrammi è veritiero quando ci si trova in condizioni standard, quando stiamo riprendendo una scena con una buona distribuzione di luci, ombre e mezzi toni.
Capita spesso di fare foto corrette con una forte percentuale di ombre, di luce oppure con il soggetto molto contrastato rispetto allo sfondo, allora l’istogramma potrà sembrare strano, come se si fosse esposto in modo scorretto; attenzione, non tutti i 255 valori di luminosità danno sempre un contributo discreto! Verifichiamolo attraverso un esempio:



Questa foto della luna, visualizzata tramite Photoshop è affiancata dal proprio istogramma ottenuto tramite il comando Livelli, guardando l’immagine noterete immediatamente che lo sfondo è scuro, nero, un’ombra piena. Difatti, in corrispondenza del valore zero è presente un picco estremamente appuntito, indica che la foto possiede una percentuale molto elevata di quel valore di luminosità, o se vogliamo giocare sulle parole, “una percentuale molto elevata di quel valore d’ombra”!! 
E’ presente una discreta distribuzione di mezzi toni ma mancano pressoché totalmente le alte luci, se dovessimo valutare l’istogramma senza sapere a quale condizione è riferito si direbbe che la foto è stata sottoesposta e che le ombre sono state bruciate. In realtà l’esposizione è corretta, il fondo scuro spiega lo spike in corrispondenza delle ombre, le alte luci mancano poiché la luna riflette la luce praticamente come il grigio neutro al 18%; per esporre correttamente è bastato seguire la regola del 16: a 100 iso, f-16 ed il tempo di 1/100.
Come regola generale è bene evitare che l’istogramma della foto presenti delle code, uno dei primi passi da effettuare in post-produzione è proprio quello di tagliare queste code tramite il comando livelli, quello che succede è che si riduce la gamma dinamica dell’immagine, spesso questo è impercettibile ed anzi, migliora la qualità della foto aumentandone il contrasto ma è bene non abusarne per non incorrere nella posterizzazione. L’istogramma di una foto cui siano stati modificati i livelli di luminosità e contrasto è facilmente identificabile, per semplificare le cose si può dire che diventi più rado:



Confrontate con l’immagine precedente e notate l’aumento del contrasto. Le code sono state tagliate, il valore di luminanza di destra viene normalizzato a 255, quello di sinistra viene normalizzato a 0, l’immagine ha perso parte delle proprie sfumature. 
Anche se verificare la foto visualizzandola sull’LCD può sembrare più comodo, è bene imparare ad interpretare l’istogramma poiché restituisce delle informazioni dettagliate che non avremmo modo di ottenere tramite un piccolo schermo da due o tre pollici affetto dai disturbi derivati dalla posizione e dalla luce ambiente. 
In conclusione, un esercizio utile per rendersi conto del limite al quale ci si può spingere è quello di fare diversi scatti dello stesso soggetto variando la profondità di campo oppure cercando di utilizzare tempi di scatto sempre più lunghi. Utilizzate l'istogramma per verificare l'esposizione ed esercitatevi a scattare a mano libera cercando di ridurre il mosso ed il micromosso.


Piccolo inciso, per chi vuole approfondire. 

Giova (con nostalgia) a tal proposito ricordare che il Sistema Zonale di Ansel Adams prevede undici zone con differenti valori di luminosità in una qualsiasi situazione ci possiamo trovare a fotografare, che sia una spiaggia sotto il sole o il palcoscenico di un teatro, ossia i differenti valori di luminosità possono essere limitati in un intervallo di circa 10 STOP o livelli, ed ogni stop ha luminosità doppia rispetto al precedente. 

Nessuna pellicola riesce a coprire questa gamma dinamica, come è percepita dall'occhio umano, in quanto una buona pellicola b/n ha una Gamma Dinamica che riesce a coprire circa 7 livelli, mentre generalizzando circa 5 ne copre la Gamma Dinamica del sensore digitale (tranne rari casi, che fanno sì che ritrattisti e paesaggisti ad esempio preferiscano la lenta Fuji S3 o S5...). 

Le undici zone del sistema zonale sono: 

Zona 0 
Nero pieno nella stampa; base della pellicola più il velo 

Zona I 
Nero non strutturato: soglia di esposizione del negativo 

Zona II 
Nero strutturato 

Zona III 
Tessuto nero in cui siano visibili le pieghe 

Zona IV 
Ombre nei paesaggi illuminati dal sole e nei ritratti; fogliame scuro 

Zona V 
Grigio medio: cartoncino grigio neutro al 18% 

Zona VI 
Toni della pelle bianca media; ombre sulla neve illuminata dal sole 

Zona VII 
Pelle chiarissima; neve in luce radente 

Zona VIII 
Toni chiari ancora differenziati 

Zona IX 
Bianco non strutturato. Sulla stampa può apparire indistinguibile dalla zona 10 

Zona 10 
Bianco assoluto: base della carta fotografica 

Questi sono idealmente i 5 stop coperti dal sensore e l'istogramma ci mostra come i vari toni, dal nero corvino (0) al bianco chiarissimo (255), contengano informazione, in base a quanto è 'alta' la curva. 

Sono la forma e la posizione dell'istogramma che ci dicono se una fotografia è stata eseguita con una giusta combinazione tempo/diaframma per renderla correttamente esposta: idealmente dovrebbe essere ben centrata, con i valori che scendono gradualmente verso le due estremità. Un istogramma come questo mostra che ombre e luci sono disposte armoniosamente all'interno delle capacità del sensore a questa esposizione. 
Se avete un istogramma schiacciato verso sinistra, verso lo 0, questo indica una predominanza dei toni scuri, ossia una sottoesposizione. I picchi all'estrema sinistra mostrano che i dettagli in ombra sono persi (ombre chiuse). Il problema può essere risolto aumentando l'apertura del diaframma o aumentando i tempi di esposizione. 
Viceversa un istogramma schiacciato verso destra indica un'immagine troppo chiara, sovraesposta. Non vi sono picchi all'estrema sinistra, il che indicherebbe una bruciatura delle alte luci, ma questa non è l'esposizione ideale. Si può rimediare chiudendo il diaframma o usando un tempo più rapido. 
Fin qui l'analisi viene effettuata in macchina al momento della valutazione dell'esposizione. 
In camera chiara, qualsiasi software di fotoritocco può gestire l'istogramma per correggere l'esposizione ed il contrasto dell'immagine (in PhotoShop la finestra di dialogo Livelli).
In questo caso l'immagine non ha una gamma tonale completa, l'istogramma  si spegne al livello 240 circa. 
trascinando i cursori in questi punti si corregge l'esposizione e si otterrà un'immagine migliore e più contrastata. 
Il cursore centrale sotto l'istogramma può essere usato per schiarire e scurire i mezzitoni nell'immagine, anche se per quest'azione si ha un maggior controllo ed efficacia utilizzando la regolazione Curve. Con l'istogramma della finestra livelli, oltre che un istogramma generale RGB si possono valutare gli istogrammi per ciascun canale colore (rosso, verde, blu), andando a correggere i quali si potrà anche regolare leggermente il bilanciamento del colore. 
Infine può risultare utile in alcuni casi lo strumento contagocce presente nella finestra Livelli di PhotoShop, che può essere usato (con accortezza) per definire il punto di bianco, il punto di nero o il grigio medio.