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lunedì 7 novembre 2011

Manuale alla Fotografia digitale: 6.6 Appendice - Profondità di campo

Eppure avevo capito durante i miei anni di studio su questa "tecnica". Diaframma aperto uguale sfondo sfocato. È così lontano nella memoria il tempo in cui avevo iniziato ad armeggiare con la mia reflex e non mi ricordo cosa sbagliassi.
Forse non aprivo abbastanza il diaframma, forse non avevo un obiettivo poco luminoso o forse sbagliavo a puntare la messa a fuoco. Più semplicemente non avevo ancora compreso che la fotografia è un connubio tra arte e tecnica. L'una senza l'altra non è nulla.
Controllare la profondità di campo, significa però anche controllare il numero di elementi messi a fuoco nella nostra fotocamera.
Dato il soggetto ripreso, su cui è puntato il sistema di messa a fuoco della fotocamera, si tratta solo di decidere quanti elementi più vicini e più lontani sono messi a fuoco.
La distanza tra l'elemento più vicino e quello più lontano è la profondità di campo.
Facciamo un esempio pratico. La foto scattata qua sotto è stata scattata con una focale chiusa (f-8). Come si può notare questa foto ha una profondità di campo abbastanza elevata (certo, si poteva fare molto meglio, è una foto scattata di prova...). 


In questa foto, invece, è stata utilizzata una focale aperta al massimo (f-1.7), come potete notare, in questa foto, l'utilizzo di una focale così aperta ha dato risalto ai piccoli particolari che altrimenti sarebbero stati facilmente ignorati.


La scelta della profondità di campo, aiuta molto nell'effetto creativo che vogliamo dare alla nostra fotografia.

Il controllo della profondità di campo dipende da 3 fattoli principali:
  • Diaframma aperto (numeri di f piccoli)
  • Piccola distanza tra fotocamera e soggetto
  • Grande lunghezza focale dell'obiettivo (vedi obiettivo tele) oppure obiettivi macro.

La profondità di campo è l'intervallo al cui suo interno tutto risulta a fuoco. L'obiettivo della fotocamera viene messo a fuoco su un particolare piano della scena inquadrata e, per un tratto verso il fotografo e per un tratto verso lo sfondo, gli oggetti presenti rimangono a fuoco. Oltre questi limiti, la messa a fuoco degrada gradualmente.

Circolo di confusione

Il circolo di confusione è il piccolo cerchio della stessa forma del diaframma che viene proiettato dal sistema di lenti sul piano della fotocamera verso il nostro sensore (o pellicola nel caso utilizzassimo una fotocamera analogica).
I punti sul piano di messa a fuoco e quelli all'interno della profondità di campo sono talmente piccoli da essere per l'appunto percepiti come punti, man mano che ci allontaniamo da questa distanza, i punti diventano sempre più grandi.


La distanza iperfocale 

La distanza iperfocale è la distanza tra l'obiettivo e la distanza di messa a fuoco che consente di ottener a la maggiore profondità di campo con una data apertura di diaframma e di lunghezza focale.
Quando l'obiettivo è messo a fuoco sulla distanza iperfocale, la profondità di campo si estende sulla metà della distanza iperfocale stessa fino all'infinito.


Adesso che abbiamo un'infarinatura di base, proviamo a vedere i concetti un po' più nello specifico.
Parlando di profondità di campo ci si è fermati al suo concetto generale ma non si è approfondito come questa viene calcolata e se è possibile definirla prima di scattare. Per dipanare questa matassa bisogna introdurre il concetto di distanza iperfocale, è la minima distanza del punto di messa a fuoco, che ad una determinata apertura di diaframma, permette di ottenere una profondità di campo infinita; dall’altro lato il punto più vicino alla macchina che rimane ancora a fuoco è pari alla metà della distanza iperfocale. (Vedi quello scritto sopra per la spiegazione più dettagliata).
In parole povere se con un 50 mm ad f-16 la distanza iperfocale è 5,2 metri, focheggiando a questo valore la zona di nitidezza si estenderà da 2,6 metri fino all’infinito. La fotografia paesaggistica si sviluppa proprio intorno alla distanza iperfocale. Come si arriva a definire questi valori lo si ricava dalla seguente formula: 



Dove:
f: lunghezza focale;
F: valore di diaframma;
C: diametro circolo di confusione;
A: distanza dal soggetto;
N.B. Il tutto è calcolato in metri.


Si può ora capire che se può essere agevole calcolare la distanza iperfocale quando si è in cima ad una montagna, comincia a diventare meno immediato dover fare i conti sulla profondità di campo, motivo per il quale è stato segnalato il programma freeware dedicato. A partire da queste formule è possibile determinare da dove e per quanto si estenderà la profondità di campo. 
Per gli amanti delle diatribe digitale vs pellicola una domanda che ci si può porre è perché il digitale schiaccia tra loro i piani immagine più di quanto faccia la pellicola? Ciò si traduce in una maggiore difficoltà nel produrre un buono sfuocato. La risposta va ricercata nel fatto che il sensore delle digitali è più piccolo del negativo 35 mm. il rapporto di ingrandimento che ne consegue è artefice di questo effetto ma il calcolo della profondità di campo si effettua esattamente nella stessa maniera, il concetto di circolo di confusione ovviamente non cambia. 
Visto che proprio quest’ultimo è un parametro indipendente che può scegliere il fotografo si riportano di seguito diversi diametri che possono essere usati per calcolarsi la propria profondità di campo a seconda delle dimensioni della stampa. 

• 0.03mm standard utilizzato per le stampe di medio bassa qualità;
• 0.025mm usato per la stampa di poster
• 0.02mm livello professionale (anche diapo)
• 0.01mm valore utilizzato per testare pellicole, sensori e lenti ( 100 lp/mm=0.01mm).

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